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lunedì 2 marzo 2009


Sabato 28 febbraio ho visto il Teatro Massimo ristrutturato. Com'era? Un teatro. Nessuna nostalgia per quello che ricordavo (devo averci visto qualcosa tipo Peppantiogu s'arriccu, l'ultima volta), nessun brivido per quello che è ora. Ha la caratteristica di tutti i teatri: voler assomigliare a tutti i teatri e in questo riuscire a essere unico. 
Marmi, sculture arnaldopomodoresche, stewarding arcigno e servizio bar. Niente da dire. Evidentemente posti così servono ancora.  Ma a me annoiano profondamente. All'uscita un gruppo di cittadini commentava lo Slava's snowshow. Cito testualmente il commento entusiasta: "Be' spettacoli così... la fantasia... la delicatezza... la poesia... la creatività... l'artista... la magia..." e via dicendo. Un verbo, manco a pagarlo. Perché manca l'azione. Perché dentro il teatro non si fa più drama. E neanche si trama. Magari. Si bivacca. Non voglio lavorarci più nei teatri, non ha davvero nessun senso. Risulta dannoso senza riuscire ad essere rilevante. Lunedì prossimo vado a proporre l'idea di role-play pessoano ai ricercatori di "realtà aumentata". E vediamo un po' se riesco a farci passare qualche impulso in questo elettroencefalogramma silente.

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